I MERCATI TROVANO SEMPRE LA SOLUZIONE

la storia ci insegna che i mercati finanziari trovano sempre una cura per reagire alle situazioni negative

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Gli esperti di epidemiologia e le autorità ci hanno indicato quali sono le misure da seguire per contenere l’emergenza dal punto di vista della nostra salute. Quale operatore di mercato mi sento chiamata da un senso di responsabilità nei confronti dei clienti che manifestano una certa preoccupazione per la salute dei loro portafogli!

Pertanto, in queste giornate di forzato smart working ho avuto modo di fare delle riflessioni sulle implicazioni di questa crisi sui portafogli dei piccoli investitori, ed ho cercato conforto nei big data. Ho voluto fare una ricerca sui tempi di reazione degli indici di borsa successivamente a ogni crisi avvenuta dal 1929 a oggi. Ho preso a modello l’indice S&P 500 in quanto l’unico in grado di restituire dei dati storici dal 1929 a oggi; logicamente si parla di un indice, totalmente esposto ai movimenti dei titoli; risulta doveroso sottolineare che vi sono delle differenze sostanziali con i portafogli che generalmente i Consulenti finanziari concordano con i clienti. Principalmente i portafogli sono:  

  1. Molto più diversificati in quanto non includono solo America e non solo le aziende a larga capitalizzazione, 
  2. Più gestiti in quanto ogni fondo adotta delle strategie al momento che si presenta un rischio o un’opportunità, quindi in media ha un rendimento più alto in caso di salita del mercato o meno basso in caso di discesa lo abbiamo già riscontrato nel passato 

Diciamo che però può essere una buona base di partenza per le riflessioni che ci interessano. 

 Le crisi che ho compreso nell’analisi sono: 

Crisi dal settembre 1929 al giugno 1932; perdita di - 86,1%, durata 34 mesi 

Ci vollero circa 23 anni dal crollo per tornare ai livelli del 1929, ma già intorno al 1934 l’indice aveva recuperato un terzo dei valori, dopo 9 anni 2/3 dei valori 

Crisi dal maggio 1946 al giugno 1949; perdita di -29,6% durata 37 mesi 

Già l’anno successivo (1950) i valori erano rientrati 

Crisi dal dicembre 1961 al giugno 1962; perdita di - 28% durata: 6 mesi 

i valori entrano rientrati, dopo neanche un anno dal crollo. 

Crisi dal novembre 1968 al maggio 1970; perdita di -36,1% durata: 18 mesi 

Nel 1972 i valori erano rientrati, cioè dopo circa 2 anni dal crollo. 

Crisi dal gennaio 1973 all’ottobre 1974; perdita di - 48% durata: 21 mesi 

A causa della lunghezza della fase di recessione ci vollero circa 12 anni dal crollo per tornare ai valori prima della crisi  

Crisi dal  novembre 1980 all’agosto 1982; perdita di - 27,8% durata: 21 mesi 

A metà del 1983 i valori erano completamente rientrati, dopo circa 2 anni dall’inizio della crisi, 9 mesi dal crollo

Crisi da agosto 1987 a dicembre 1987; perdita di -33,5% durata: 3 mesi 

Intorno a luglio del 1989 i valori erano rientrati, nemmeno dopo 2 anni dal crollo 

Crisi da marzo 2000 a ottobre 2002; perdita di - 49,1% durata: 30 mesi 

I valori di agosto 2000 non rientrarono fino a febbraio 2015, comunque già nel 2007 avevano recuperato 2/3 del valore 

Crisi da ottobre 2007 a marzo 2009; perdita di -56,4% durata: 17 mesi 

A maggio 2013 i valori erano rientrati cioè a 4 anni dal crollo

 

Conclusioni: 

Facendo la media dei tempi di rientro arriviamo a 58 mesi (quasi 5 anni) che si riducono a 22 mesi (quasi 2 anni) non considerando le grandi crisi che sono eventi eccezionali (le cosiddette code in analisi statistica). Questo, come già detto sopra, per un mercato non gestito e non diversificato. 

Personalmente posso testimoniare, e i miei clienti con me, che abbiamo vissuto qualche crisi di queste sopra riportate e nel corso dell’anno successivo, attraverso strategie di acquisto mirate, abbiamo sempre recuperato le perdite e oltre. 

Concordo che questa crisi ci tocca profondamente e maggiormente rispetto alle precedenti, sarà per il riposo forzato che non avevamo mai vissuto, ma cerchiamo di continuare a ragionare in un’ottica di obiettivi di investimento e orizzonti temporali

D’altra parte, cercare di evitare le perdite uscendo dai mercati a crollo avvenuto per cercare di rientrare a crisi terminata potrebbe risultare molto costoso, in quanto è molto complicatonella pratica intercettare il momento giusto per rientrare nell’investimento, e pertanto si corre il rischio di perdersi il rimbalzo che avviene sempre subito dopo le cadute, con la sola conseguenza di impiegare più tempo per rientrare nei valori di prima della crisi. Vi sono molti studi che quantificano in una differenza del 35% del valore del portafoglio di un investitore che vende e poi ricompra, rispetto all’investitore che attende la ripresa. Vanno anche considerati gli oneri per le commissioni di vendita e riacquisto. 

Per concludere, ribadisco che al termine della crisi sanitaria potremo valutare più adeguatamente il quadro economico, che ora è falsato dai comportamenti emotivi dettati dal panico, e irrazionali. 

La ripresa potrebbe avvenire in tempi estremamente brevi o con un po’ più di pazienza, ma comunque la storia ci insegna che i mercati finanziari e l’economia trovano sempre una cura per reagire alle situazioni negative, quale che sia il motivo che le ha innescate. 

Per chiarimenti resto a disposizione!